My friend, qui Max Formisano.

 

Nell’ultimo decennio, è indubbio che il fascino del coaching abbia attirato migliaia di persone desiderose di imparare questa professione di supporto per singoli o team.

Invece la formazione, che ha avuto il suo picco molti anni fa, nel nostro paese ha un’età consolidata di oltre mezzo secolo (mi riferisco a quella manageriale).

Ma questo non significa che non sia, ancora oggi, uno degli strumenti principali di crescita delle aziende e delle persone.

 

La domanda che mi pongo è: a fronte di questo crescente offerta di “professionisti” del coaching, la domanda del mercato è cresciuta di conseguenza?

Lavorando da venti anni in questo mondo, credo di avere non solo il polso del mercato ma anche una fitta rete di amici e colleghi con cui scambio spesso informazioni.

 

E la risposta è: no!

 

Moltissimi autoproclamatisi coach, non hanno clienti a sufficienza per “campare” solo della professione. E non solo perché alcuni non sono davvero professionisti ma improvvisati, mestieranti, ma anche perché in un mercato abbastanza maturo (le prime scuole per coach risalgono a più 15-20 anni fa), senza strumenti di marketing sono pochi quelli capaci di fare strada.

Dunque, abbiamo un’anomalia di un mercato con un’offerta più “matura” della domanda (quando una persona è “bloccata” in qualche aspetto della sua vita, la prima cosa che gli viene in mente non è certo “ho proprio bisogno di un coach!”).

 

Altra domanda che richiede risposta, secondo me, è a che cosa si debba quest’attrazione per la professione.

Beh io ho una risposta più pragmatica rispetto all’improvvisa scoperta da parte di migliaia di persone del fatto che la loro missione consista proprio nell’aiutare gli altri!

 

  • Primo: il supportare le persone nella loro evoluzione esercita una sorta di fascino misterioso che ci fa sentire meglio, ci dona più potere personale.
    In altri termini: aiutando qualcuno, aiuto anche me stesso a sentirmi meglio.
  • Secondo: l’organizzazione di un corso di formazione viene percepita come un’attività molto più impegnativa rispetto a trovare uno o più clienti di coaching.
    Che si tratti di formazione aperta al pubblico pagante o formazione aziendale, l’asticella sembra essere molto più alta rispetto al procacciarsi singoli clienti.

 

Lungi da me l’idea di paragonare professioni così diverse (formatore e coach), ci sono degli assiomi che mi hanno sempre supportato nella formazione e nel coaching e che vorrei condividere con chi ha voglia di rimboccarsi le maniche per avere risultati di un certo livello

 

  1. Chi sa usare a livello professionale il marketing (il che non significa solo fare una paginetta in cui si regala qualcosa…), avrà sempre un vero business e non qualche cliente ogni tanto
  2. Chi sa come distinguersi realmente dai competitors (il che non significa trovare uno slogan creativo o ricorrere a prezzi stracciati), avrà sempre un vantaggio competitivo a supporto del proprio business
  3. Chi fa il proprio lavoro a livello eccellente, cioè in maniera di gran lunga superiore ai competitors, sarà sempre aiutato dal passaparola (che però, salvo eccezioni, non è più sufficiente, come era una volta, a costruire e mantenere in piedi un business).

 

Se sei un formatore a 360°, o se sei un coach, che tu lo voglia o no,

dovrai capire e accettare i seguenti principi.

 

  • Se userai a livello professionale il marketing, avrai un vero business e non qualche cliente ogni tanto.
  • Se saprai come distinguerti realmente dai competitors, avrai sempre un vantaggio competitivo a supporto del tuo business.
  • Se farai il tuo lavoro a livello eccellente, cioè in maniera di gran lunga superiore ai competitors, sarai sempre aiutato dal passaparola.

 

Devi riflettere su questo concetto: se il marketing fosse qualcosa di facile o intuitivo, tutti avrebbero successo.

Invece è qualcosa che dovrebbe essere studiato e approfondito con la giusta attenzione e il giusto tempo, per avere possibilità di spiccare mercati competitivi come quelli della formazione e del coaching.

 

L’errore forse più comune di coach e formatori che entrano nel mondo del lavoro è quello di voler prendere la fascia più ampia possibile di mercato.

Invece, il modo corretto è il contrario: restringi il più possibile (ma senza esagerare) il tuo target ideale, che ti considererà uno specialista e ti preferirà ai generalisti (approfondirò questo tema quando parlerò di nicchia e posizionamento).

 

Nella formazione: ormai basta un sito per proclamarsi esperti di team building e leadership senza mai aver avuto uno straccio di collaboratore!

Ma anche di gestione del tempo, di relazioni efficaci, di creatività, di public speaking, di vendita, intelligenza emotiva e così via.

Invece, il modo corretto è il contrario: costruisci un business su una sola specializzazione e quando raggiungi solide fondamenta (e così il tuo brand), puoi pensare di affiancare un altro tema a quello originario (e così via, lo consolidi nel tempo e poi puoi aggiungere qualcos’altro).

                                   

Nel coaching: sono stufo di vedere ragazzetti con la bocca ancora sporca del latte della mamma, che entrano nel mercato proclamandosi, life, sport e anche business coach, senza mai aver messo piede in una vera azienda.

Con un occhio alle richieste del mercato, fai quello che sai fare, preferendo sempre ciò che rispecchia i tuoi talenti, le tue passioni e le tue competenze.

E questo vale anche per la formazione.

 

My friend, alla prossima!
Max Formisano.

 

 

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