Ascolto empatico: il segreto per motivare al massimo il tuo team

Ci sono molte cose che non si imparano all’università. Anche tu ti sarai accorto della differenza che c’è tra essere brillante negli studi e essere, per esempio, un ottimo imprenditore.

In questo aticolo ti parlo di una competenza fondamentale per il successo negli affari sia che tu sia un dipendente sia che tu sia il titolare di una impresa : l’Ascolto Empatico. Per definizione l’ascolto empatico è la capacità di mettersi nei panni dell’altro condividendo i vissuti e la percezione emotiva.  Anche se può sembrarti strano questa è una delle competenze fondamentali per il successo negli affari. L’ascolto empatico non è una cosa relegata alle sole professioni d’aiuto.

E’ comunemente verificato che tra quelli che hanno avuto successo negli affari, pochi sono quelli che anno preso 110 e lode all’università. Questo perchè il successo ha poco a che vedere con l’intelligenza razionale e molto con l’intelligenza emotiva.

Più volte abbiamo parlato su questo blog di intelligenza emotiva e del fuo principale autore  Daniel Goleman; in questa pagina ho anche pubblicato una bella recensione al suo testo più famoso “Lavorare con l’intelligenza emotiva“.

Daniel Goleman, uno psicologo americano, da più di 20 anni scrive sul tema dell’intelligenza emotiva. Questa, in molti aspetti della vita tra cui gli affari, è molto più importante del QI quoziente di intelligenza (indice molto utilizzato negli Stati Uniti che misura il livello di intelligenza razionale, la capacità di analisi logico matematica e le cose apprese nel percorso di studi). In pratica, ciò che determina il nostro successo, più delle cose imparate sui libri, sono l’empatia, l’autoconsapevolezza, la capacità di gestire situazioni e una serie di abilità sociali.

Tutto il lavoro di Goleman si fonda su ricerche empiriche. Lo studio approfondito di tantissime organizzazioni (enti ed aziende) ha permesso a Goleman di scoprire che a parità di QI, quoziente intellettivo, per le posizioni di leadership, ciò che fa la differenza sono queste abilità sociali di gestione di sé e degli altri.

La buona notizia che voglio darti è che l’intelligenza emotiva non è fissata alla nascita, al contrario, è possibile migliorarla tramite l’apprendimento.

La prima cosa da fare è il punto della situazione. Come leader, se vuoi davvero essere un grande capo, devi capire a che punto sono le tue competenze sociali, la tua intelligenza emotiva.

Ci sono due strade da percorrere entrambe per fare il punto, la prima è fare un po’ di introspezione e chiederti:

In che maniera gestisco le mie emozioni negative come lo stress?

Sono consapevole dei mie stati d’animo in genere?

Che tipo di ascolto offro agli altri come leader?

La seconda strada, complementare alla prima, è chiedere a chi ti sta intorno di esprimere anche anonimamente il proprio giudizio sulla tua capacità di ascoltare gli altri, di gestire conflitti, di far emergere il meglio dalle persone, ecc.

Tutto questo ti fornirà un po’ di informazioni importanti sulla tua intelligenza emotiva, punti di forza e di debolezza. Un confronto con la tua immagine ideale, quello che vorresti essere nel giro di 5 o 10 anni, ti darà ulteriori stimoli per migliorare.

Goleman afferma che il principale difetto che emerge, grazie a suoi numerosi studi sul campo, è una certa incapacità all’ascolto empatico da parte dei manager. Tendono, in altre parole a indurre il loro interlocutore a farla breve e ad accompagnarlo rapidamente alla porta. Un buon leader dovrebbe invece essere più attento ad ascoltare i membri della propria squadra, con tempo, attenzione e provando a gollegarsi con lo stato emozionale dell’interlocutore.

Altra mancanza che emerge tra i manager e i leader aziendali è la tendenza al perfezionismo che li induce a sottolineare gli errori e non le cose fatte bene. Questo, sul lungo periodo, può essere un fattore demotivante per gli altri.

Per passare alla soluzione di questi problemi, Goleman suggerisce di mettere in campo un piano d’azione per fare pratica sui punti maggiormente deboli. Creare ad esempio delle occasioni per ascoltare più a lungo i propri interlocutori, in ufficio e nella vita privata. Ricordarsi di lodare le buone iniziative degli altri senza concentrarsi solo su quello che non va.

All’inizio, cambiare queste abitudini, costituirà un sforzo ma presto il cervello registrerà queste nuove abitudini attivandole spontaneamente. Dunque si tratta di diventare consapevoli delle proprie abitudini nelle relazioni con gli altri per spostarsi con un po’ di pratica verso abitudini maggiormente positive.

Una facilitazione per acquisire migliori capacità di comprensione degli altri è costituita dall’imitazione. Goleman suggerisce di prendere esempio da quei leader che mostrano grandi capacità di ascolto, di imitare la maniera in cui riescono a trovare un punto di equilibrio tra la gestione dello stress e l’ascolto degli altri. Un ulteriore suggerimento, per una migliore gestione delle proprie capacità relazionali, è quello di praticare costantemente la meditazione. Questa pratica è preziosa per affinare le abilità di concentrazione e attenzione, in qualsiasi circostanza.

Bisogna stare attenti alla frammentazione quotidiana della comunicazione, quella veicolata da cellulari e social media. La soluzione può essere quella di sfruttare quanto più è possibile le interazioni faccia a faccia, anche su skype, per preservare le nostre abilità di ascolto attento nei luoghi di lavoro e non solo.

 

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Testi  per approfondire

Lavorare con Intelligenza Emotiva

 

Autore: Luciano Cassese

Luciano Cassese CEO Fosforo24 Fondatore ed editore di Professioneformatore.it Trainer, Speaker, Self Marketing Coach, Imprenditore On Line Appassionato Marketing, Sviluppo Personale, Meditazione https://www.lucianocassese.it