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6 cose che ci insegna la Ricchezza delle Nazioni di Adam Smith
In questo articolo ho deciso di recensire un classico della letteratura economica: “La Ricchezza delle Nazioni” di Adam Smith. Quello di oggi è un articolo un po’ inconsueto su queste pagine di professioneformatore.it. Come sai su questa rivista non ci occupiamo di “teoria economica“.
Sono sempre stato un appassionato studioso di economia, da quando ero un giovane studente della facoltà di Scienze Politiche (più di 20 anni fa ormai), ma il vero motivo per cui ho deciso di scriverlo e pubblicarlo in questi giorni, è perché spero che in questo momento di festa, in questi giorni in cui tutti si fermano e si prendono il tempo per stare un po’ di più con se stessi, per re-incontrare i propri valori e ri-scoprire le cose che più stanno a cuore, possa essere di ispirazione a quanti si interessano di formazione e sviluppo personale.
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Verso felicità seguendo il tuo Scopo
Quante volte ti capita di sentire di non essere completamente soddisfatto? Ti sei laureato, hai un buon lavoro, fai una discreta vita sociale eppure non sei completamente soddisfatto. Forse non stai seguendo i desideri più profondi e alcune volte c’è bisogno addirittura di una scossa forte per sentire che non sei sulla strada giusta.
Ci sono fondamentalmente tre modi in cui si può manifestare la tua insofferenza per il percorso fin qui fatto.
Il primo modo si verifica quando nella tua via accade qualcosa che la scuote nelle fondamenta, per esempio un incidente, la perdita del lavoro e cose di questo tipo.
Il secondo modo è costituito invece dal verificarsi di una opportunità che però ti cambia la vita, potrebbe essere ad esempio l’incontro è il matrimonio con l’anima gemella.
La terza maniera in cui si ottiene il cambiamento è la crescita. Un giorno ti senti di non trovare più senso nelle cose che facevi mentre cresce la necessità di partire per altre sponde.
Questi tre tipi di situazioni sono capaci di scardinare i modelli mentali a cui ti sei adeguato, magari seguendo la tradizione di famiglia, compiendo scelte che non erano tue ma di modelli culturali dominanti. Tutte cose che possono segnare per lungo tempo la vita della maggioranza delle persone.
Quando per uno dei motivi suddetti qualcosa ci dà una scossa, succede che il modello imposto dall’esterno comincia a disgregarsi e diventa più importante la nostra bussola interiore che comincia contestualmente a migliorare.
La domanda allora diventa: da cosa è costituita la tua bussola interiore, cosa è esattamente che bisogna seguire per condurre se stessi sulla strada giusta? La risposta è molto semplice, la strada è indicata dalle emozioni. E’ un meccanismo che nasce con noi ma che col tempo disimpariamo.
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Impara a gestire al massimo con il One Minute Manager
One Minute Manager di Kenneth Blanchard e Spencer Johnson (1981) è un piccolo e prezioso volume che risolve uno dei maggiori problemi di tutti: la gestione del tempo.
Dopo decenni di ponderosi tomi sulla scienza del management e sul comportamento organizzativo, The One Minute Manager ha portato una ventata d’aria fresca. La psicologia comportamentale degli anni Ottanta assume la forma semplice e accattivante di un racconto: un giovane cerca in tutto il mondo l’esempio di un grande manager, ma non riesce a trovarne uno che unisca alla simpatia e al buon rapporto con i dipendenti la determinazione e l’attenzione per i risultati. La risposta gli viene da un manager che lavora non molto distante da lui e che accetta di incontrarlo subito per parlare del suo modo di gestire il personale; ed è a questo punto che inizia l’allegoria del manager in un minuto. La diffidenza nei confronti di un metodo di gestione del personale che richiede soltanto un minuto è naturale e spontanea, ma il successo di vendita di questo testo indica che ci deve essere qualcosa di realmente fondato in questa teoria.
Gli elementi principali della gestione one minute sono tre:
Assegnazione degli obiettivi one minute
Concordate gli obiettivi (non più di cinque o sei) con le vostre risorse e scriveteli su singoli pezzi di carta. Da questo momento in poi le risorse conoscono esattamente i loro compiti e le aspettative del capo.
Questo tipo di assegnazione degli obiettivi funziona perché “la fonte principale di motivazione delle persone è il riscontro riguardo ai risultati”.
Lode one minute
Le risorse dovrebbero leggere spesso gli obiettivi e fornire resoconti dettagliati sullo stato del lavoro; questo perché il manager possa “sorprendere la risorsa intenta a compiere bene qualcosa”, la lode one minute sarà l’immediato riscontro positivo riguardo all’azione svolta.
La sua efficacia è legata alla motivazione: è raro trovare qualcuno che sappia fare tutto subito e bene, “per questo motivo, il segreto per formare qualcuno nello svolgimento di un nuovo compito consiste […] nel coglierlo mentre fa qualcosa più o meno bene, fino a che non impara”
Sgridata efficace
Se una persona non svolge bene un compito, pur avendo le competenze necessarie, il manager provvederà a rivolgerle una “sgridata efficace”. Questo richiamo è nei confronti dell’azione o del comportamento, mai della persona; dopo il rimprovero, il manager dovrà ricordare alla risorsa quanto i suoi standard siano apprezzati.
Le “sgridate efficaci” funzionano poiché sono la forma più equa di riscontro nel correggere un rendimento inferiore alla media. Una volta che gli obiettivi sono stati fissati e le aspettative sono trasparenti, di norma la persona capisce quando il rimprovero è giusto e il manager viene rispettato per aver “detto la pura verità”. Inoltre, poiché il rimprovero è rapido e focalizzato su una specifica azione genera meno risentimento.
La gestione dell’one minute manager esprime in maniera simbolica il concetto che gestire le persone può essere meno complicato di quanto pensiamo. Non c’è bisogno di riunioni fiume per discutere obiettivi e problemi. Occorre investire un po’ di tempo nello stabilire gli scopi, ma successivamente i contatti fra il capo e i subordinati possono essere ridotti al minimo. Essere chiari sugli obiettivi salva una grandissima quantità di energia che può essere impiegata efficacemente in altri settori.
Si potrebbe osservare che le strutture organizzative orizzontali e l’enfasi con cui oggi si parla del lavoro di team, rendano questo libro meno attuale; tuttavia senza le competenze basilari nella gestione del personale, i veri leader difficilmente otterranno qualche risultato. Essi dovranno creare degli ambienti di lavoro rilassati in cui la gente disponga di tutto il tempo necessario per perseguire degli obiettivi importanti, inoltre ciascuno sa esattamente qual è il suo ruolo: così emergeranno sia la trasparenza che la chiarezza di intenti.
Puoi acquistare questo libro direttamente on line da questo : “Link”
Kenneth Blanchard è uno fra i consulenti manageriale più conosciuti al mondo.
Nato negli Stati Uniti nel 1939 si è laureato alla Cornell University in Governement and Philosophy completando il suo dottorato in amministrazione e management.
Nei primi anni ottanta è professore di Leadership and Organizational Behavior alla University of Massachusetts di Amherst. Scrive e conduce molte ricerche nell’area della leadership, della motivazione e della gestione dei cambiamenti.
Nel 1982 insieme a Spencer Johnson sviluppa il concetto del “One Minute Manager” che lo porta a pubblicare una serie di libri tradotti in più di 20 lingue ottenendo, così, un successo in tutto il mondo. Il suo fenomenale best-seller L’One Minute Manager (scritto con Spencer Johnson) ha venduto più di nove milioni di copie ed è stato tradotto in 25 lingue. “Nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo consenso”. (Kenneth Blanchard)
Puoi Trovare tutti i suoi libri in questa pagina
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Articolo di Luciano Cassese
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Come Creare un Ambiente di Lavoro Felice
Oggi vorrei parlare di un argomento che in parte potrebbe sembrare strano e forse desueto, demodè (come direbbero alcuni) “Come creare un Ambiente di Lavoro Felice“.
Di questi tempi parlare di felicità e accostarla al tema del lavoro per alcuni potrebbe sembrare un utopia o addirittura un controenso. Già sento le voci di tanti commenti che dicono “Già è tanto che ce l’hai un lavoro! adesso lo vuoi pure “felice”?
E’ possibile ancora parlare di un “Ambiente di lavoro Felice“? e sopratutto: Come si realizza un ambiente di lavoro felice?
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Paragrafi semplici ma che rendono bene l’idea,ne fanno un articolo ben strutturato,complimenti!