3 cose che ci insegna la meditazione per aumentare la produttività
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La chiave della ricchezza: i consigli di Napoleon Hill per la prosperità
Sai qual è la chiave principale della ricchezza? Ti piacerebbe conoscere le fonti per una vita prospera? Nel testo, La chiave principale della ricchezza, Napoleon Hill (famoso autore del più volte best seller “Pensa e Arricchisci te Stesso“) individua alcuni fondamentali principi per una vita prospera. Si tratta di un’opera scritta a oltre ottant’anni d’età e che pertanto rappresenta un po’ la summa del suo pensiero; un esteso manuale filosofico che tratta non solo della ricchezza materiale, ma anche della felicità, della soddisfazione personale, della prosperità in senso lato. (altro…)

3 Modi per allontanare il pessimismo
Hey t’ho beccato sei un tipo pessimista ! Cosa ? sostieni il contrario? mi dici “no Luciano ti sbagli non sono un pessimista io !” Buon per te! Allora perché stai leggendo questo articolo ? Se non sei un pessimista, perché dovresti perdere tempo a leggere un articolo come questo? Se la tua attenzione è stata attratta dal questo titolo, scommetto che un po’ pessimista lo sei! Forse sei il tipo di persona che riesce a vedere, quasi sempre, la metà vuota di un bicchiere mezzo pieno, forse sei uno di quelli che pensa che il mondo andrà in a rotoli perché siamo intrinsecamente condannati (“oggi non è più come una volta“, “i giovani di oggi sono tutti persi“), e non riesci mai a comprendere appieno il senso di una grassa risata nel bel mezzo di una tempesta. Sei un po’ pessimista ammettilo ! Non c’è niente di male ad esserlo. Anche io lo ero un tempo sai ! Pensa che con un minimo sforzo, riuscivo a vedere sempre il lato negativo di ogni situazione. Fino a qualche tempo fa mi bastava un impegno mentale minimo per vedere il lato negativo di ogni situazione e pronunciavo frasi del tipo: “certo! sta andando tutto bene ma potrebbe andare sempre male” , “si però…non è tutto oro quello che luccica”, “stai attento che prima o poi si guastano le cose” e così via . Ho due notizie per te : una buona e una cattiva. Iniziamo subito da quella cattiva : tutto quello che pensi nella tua testa prima o poi diventerà realtà e non sto scherzando. Come sostiene la legge di Murphy se pensi che qualcosa andrà male, ad un certo punto, le cose andranno male sul serio . E te lo dico per esperienza . Credimi! Se pensi che il tuo bicchiere è sempre mezzo vuoto, allora diventerà sempre più vuoto. Se pensi che rapporti interpersonali sono difficili da gestire , allora ti troverai a sperimentare relazioni sempre più difficili; se pensi che i soldi arrivano solo con impegno e sacrificio, farai sempre più fatica ad ottenerli; se pensi che la vita é difficile ti ritroverai a vivere una esistenza assai travagliata. Questo è quello che capita quando il tuo il pilota automatico, il tuo inconscio è focalizzato sul pessimismo e sulle paure. Da piccolo, probabilmente anche i tuoi genitori ti dicevano di stare attento a non prendere cattive abitudini. Orbene, il pessimismo è una cattiva abitudine, come mettersi le dita nel naso. Quando si apprende l’abitudine al pessimismo, tutta la tua vita comincerà a andare in pezzi, perfettamente in linea con tutto quello che pensi. Te l’avevo detto: questa era una cattiva notizia! Ma c’è anche una buona notizia. Il pessimismo è una cattiva abitudine ma, ti sorprenderai nel sapere che, non dura per sempre. Nulla è scritto sulla roccia. Così Come hai appreso l’abitudine al pessimismo puoi anche apprendere l’abitudine all’ottimismo! Probabilmente ora, sei una persona pessimista ma, non è detto che tu debba rimanere pessimista tutta la vita. Cambiare è possibile. In questo articolo ti presento 3 brevi suggerimenti su come farlo : 1. Affronta quello che ti spaventa più “Affronta il tuo demone” dice il maestro all’allievo che, un giorno diventerà il guerriero più grande di tutti! Recentemente mi è tornato alla mente il film “Dragon, la vera storia di Bruce Lee”. Ogni appassionato dei arti marziali l’ha visto almeno una volta nella vita. Nel film, il maestro esorta l’allievo Bruce con queste parole: “….se non vincerai le tue paure di sempre, non potrai che trasmettere quel demone ai tuoi figli”. in questa frase è contenuta una grande saggezza. Infatti, le nostre paure condizionano non solo noi ma anche chi ci circonda. La paura è contagiosa. Affronta anche tu le tue paure allora! Hai paura di partire? Bene Parti! Hai paura di essere lasciato e rimanere solo? Isolati. Paura di rimanere senza soldi? Prova a vivere con pochissimo danaro! Hai paura di essere rimproverato da un vecchio amico che non senti da tanto tempo? Chiamalo! Questo è il modo più facile, efficace e potente per divenire consapevoli di una realtà : i tuoi timori sono solo costrutti mentali. La condizione di vita che tanto ci spaventa non è poi così male come sembra. La formula magica per vincere le proprie paure è affrontarle. Qualunque cosa ti spaventi di più, falla! Affronta quella che per te sembra essere la peggiore delle ipotesi. Se lo fai questo gesto avrà almeno due risultati positivi: in primo luogo, ti renderai conto che, quella condizione che tu reputi la peggiore delle ipotesi, non è, poi, così male. E in secondo luogo, il solo fatto di affrontare una tua paura ti trasmette un senso di grande potenza. Le paure non sono altro che limiti che ci auto-imponiamo. Se ho paura del buio eviterò di attraversare le stanze buie, se ho paura di guidare in autostrada mi limiterò a muovermi con la macchina in città, se ho paura di sbagliare e di essere giudicato, non mi metterò mai in gioco. Le tue paure sono tutte limitazioni, che ti auto-imponi. Affrontarle ci trasmette un senso di forza e di potere in quanto allarga la frontiera delle opportunità e sposta il limite delle cose possibili sempre più avanti. 2. Parla con il tuo io futuro Mi ricordo che da ragazzo appena laureato un mio amico, Mario, mi diceva sempre : “non ti avvilire se non hai ancora trovato la tua strada presto la troverai … Vedi ci si avvilisce perchè restringiamo l’orizzonte temporale“. Mario usava spesso questa espressione :”orizzonte temporale” . In effetti è proprio vero. Quando il nostro pensiero è concentrato solo sull’oggi, sul contingente, ogni problema ci sembra qualcosa di insormontabile. È probabile che la vita in questo momento ti stia presentando situazioni non del tutto rosee e forse stai vivendo diversi momenti grigi. Forse il tuo lavoro non ti gratifica come meriteresti, forse ti trovi ad attraversare un periodo di difficoltà economiche, forse le tue relazioni sentimentali non sono soddisfacenti quanto vorresti. Bene! Anche io attraverso questi momenti e proprio in questi momenti mi piace parlare con il mio io futuro. Hai capito bene parlo con il Luciano che sarà tra 5 o 10 anni. Non è un momento di follia ma, una tecnica efficace per rifocalizzarmi. Provo ad immaginare come sarò tra 5 anni ed avvio una conversazione con quella persona: ciao come va ? Bene? Hai ancora gli stessi problemi di 5 anni fa? In quelle conversazioni il mio Io futuro non ricorda neppure di aver avuto quei problemi 5 anni addietro. Il mio io futuro è sempre più sorridente e rilassato di me. Per quanto strana possa sembrare, questa tecnica è molto efficace. Quando allarghi l’orizzonte temporale con il quale guardi la tua vita, tutto sembra essere più semplice. Non mi credi ? Allora, prova a ricordare come era la tua vita 5 anni fa e prova a chiederti quali problemi avevi e come li hai superati? In molti casi non ricordi neppure di aver avuto problemi. Devi sforzasti per portare alla memoria eventuali difficoltà affrontate. E ti dirò di più: 5 anni fa non avresti neppure immaginato di fare tutte le cose che poi, hai realmente fatto. Personalmente 5 anni fa non avevo nemmeno immaginato di avere un blog, di essere presidente di una associazione ne tantomeno che sarei stato prossimo al matrimonio. Per citare solo un paio delle cose che mi stanno facendo felice in questo momento. 3. Aiuta incondizionatamente qualcuno Quando le cose nella vita procedono molto lentamente, quando mi sembra che i miei obiettivi si allontanino piuttosto che avvicinarsi, provo a far cominciare le mie giornate facendo un piccolo atto di gentilezza. Questa è una cosa che ho imparato con l’esperienza e non so spiegartela, non so spiegasti perché funziona. Quello che so ė che è proprio vero il vecchio adagio tratto dagli Atti degli Apostoli: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere“. Tutto quello che dai di solito ritorna amplificato. Dal mio punto di vista non si tratta di un richiamo morale, né di un imperativo religioso che ci arriva dall’esterno. L’inclinazione al dono è una caratteristica insita nel fondo del cuore di ogni uomo e di ogni donna: ogni persona avverte il desiderio di entrare in contatto con gli altri, e di vivere in armonia con il mondo che lo circonda. Il dono è il modo più immediato e semplice che conosciamo per entrare in relazione con il mondo che ci circonda. Per questo quando mi sembra che vada tutto storto provo ad aiutare qualcuno, così di punto in bianco. Può essere un cliente, un collega, un amico, o qualche sconosciuto che incontro per strada, qualcuno che chiede la carità agli angoli delle strade, qualcuno che mi vuole lavare un vetro della macchina al semaforo, o qualcuno che mi vuole vendere qualche braccialetto finto brasiliano. Mi fermo gli do qualche euro (un piccolo aiuto), scambio due parole e un sorriso. Il Primo vantaggio che ne ricevo è che aiutare gli altri sposta subito la mia attenzione dai miei problemi. Il secondo, e forse il più importante, è che i miei pensieri negativi vengono subito sostituiti. Quando tutto sembra andare male, mi riesce difficile smettere di pensare che non ci sono abbastanza risorse per tutti. Quando i miei obiettivi tardano a realizzarsi mi capita di pensare cose del tipo:” Non possiamo fare tutti carriera“, “non possiamo essere tutti in salute“, “non possiamo essere tutti ricchi“, “non possiamo essere tutti felici” e così via. Bene, aiutando qualcuno, gratuitamente, senza aspettarmi un ritorno immediato, i miei pensieri immediatamente si trasformano e si allontanano velocemente da questa mentalità pessimista. Il solo atto di dare un sostegno inaspettato (seppur piccolo) a qualcuno, invalida il modello di pensiero che formulo in quel momento: i miei pensieri si focalizzano immediatamente sull’abbondanza. Il pensiero dominate diventa: “c’è ne è abbastanza per tutti, gli aiuti arrivano anche dagli sconosciuti“.

Come cambia un Formatore
Qualche giorno fa Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio Nazionale dei Commercialisti e Ragionieri, commentando la frase del ministro Tremonti sull’importanza del “posto fisso” ha dichiarato che l’accento andrebbe messo sulla parola “posto” e non sul fisso o precario, perché è quello il concetto sul quale lavorare. Ed è questo il senso di queste slide che illustrano il cambiamento dello scenario formativo, pubblico e privato, negli ultimi 15 anni. Anni nei quali nel pubblico – la formazione finanziata – si è registrato il passaggio da un mercato ricco e in espansione, che ha creato lavoro intorno alla figura del formatore, ad un mercato asfittico, fortemente condizionato dalla politica, che ha gestito le poche possibilità spostando, di fatto, la centralità dei meccanismi formativi dalla formazione all’amministrazione. (altro…)

IL FORMATORE FLESSIBILE
Qualunque platea – piccola o grande – è composta di singoli individui e ognuno di essi ha il proprio modo di interpretare e valutare ciò che gli dirai. Purtroppo, molti formatori si focalizzano sul lanciare il proprio messaggio senza preoccuparsi di cosa sia effettivamente arrivato e di come l’uditorio risponda, man mano, a ciò che si dice e si fa. In pratica, il loro focus e la loro attenzione sono rivolti verso se stessi. E questo può portare a un bel po’ di problemi, la cui causa è, in una sola parola, la rigidità. Per esempio: si inizia a parlare e si va avanti a lungo, incuranti di cosa accade in aula non si tiene conto di chi si ha di fronte si usa un linguaggio troppo tecnico oppure troppo elementare, troppo serio o troppo informale ci si preoccupa di seguire il programma, qualsiasi cosa accada, proprio come succedeva a scuola verso la fine dell’anno ci si focalizza solo sul proprio stato d’animo e non su quello dell’uditorio si ignorano gli imprevisti si fanno poche domande e non si interagisce Insomma, dato un intervento da fare, ci si lancia in quello, senza tener conto che tutto ciò che accade influenza il suo proseguimento e la sua riuscita. Il modello utilizzato è: fare qualcosa e, se non funziona o funziona poco, farla di più! Invece, il formatore eccellente rivolge costantemente l’attenzione agli interlocutori. Il suo focus e la sua attenzione sono rivolti sia verso se stessi sia verso l’esterno. Egli monitora costantemente gli effetti del proprio intervento sul pubblico, in modo da poter apportare immediatamente tutte quelle modifiche funzionali al raggiungimento dell’obiettivo. Proprio come farebbe un abile capitano di una nave, che, avendo ben chiara la rotta, è sempre pronto a virare per schivare ostacoli e imprevisti e giungere con tutto il suo equipaggio a destinazione. Nello specifico, il formatore eccellente sviluppa queste capacità: Acuità sensoriale: sviluppare i propri sensi per percepire a livello emotivo il clima della sala, per ascoltare ciò che si dice, per osservare ciò che accade. Continua calibrazione: è l’attenta osservazione della comunicazione non verbale e permette di avere un feedback continuo ovvero un responso in tempo reale, degli effetti dell’intervento. Ricalco e Guida: adeguamento a quello che accade e alla risposta dell’uditorio ai messaggi, per ricondurre, guidare, all’obiettivo prefisso. Questo implica sviluppare la flessibilità necessaria per adattare il comportamento al responso (feedback) e permette di creare e mantenere un continuo stato di “rapport”, empatia, con i partecipanti. Perciò, parlare eccellentemente in pubblico per fare formazione, significa decidere continui impercettibili cambiamenti di rotta, o magari grandi e vistosi. In una parola: flessibilità. Per esempio: variare il ritmo della voce quando serve; anticipare una pausa se c’è troppa stanchezza; inglobare un imprevisto e commentarlo insieme; tagliare una parte se stai “andando lungo” (a guardare in giro, pare sia una delle cose più difficili da fare ed allo stesso tempo uno degli errori più stupidi e frequenti); aggiungere qualcosa se stai “andando corto”; inserire una storia se l’attenzione sta calando; e così via… In questi casi, il modello utilizzato è: fare qualcosa e, se non funziona o funziona poco, variare. Lavorare in questa maniera, nei miei corsi in aula, mi permette di far passare molto più facilmente i messaggi, di avere poca o nessuna resistenza e, sostanzialmente, di rendere l’esperienza più produttiva per la crescita personale e professionale dei partecipanti e impattante per le loro vite. Preparazione Per facilitare questo processo è importante la preparazione. Infatti, quanto più sei preparato a fare qualcosa, con tanta più sicurezza sei in grado di eseguirla “in automatico” e tanto più puoi spostare il focus all’esterno per osservare e percepire ciò che sta accadendo. Il rapporto empatico continuo nasce dall’osservazione continua, che puoi permetterti solo grazie ad una preparazione continua. In pratica: quando sei ben preparato sul contenuto, puoi concentrarti anche sulla forma dell’esposizione. La domanda chiave che può supportarti nel tenere orientato il focus anche all’esterno (oltre che sul tuo stato) e che vuoi farti spesso, è: “Che penserei io – in questo momento – se fossi al loro posto?” O anche: “Come mi sentirei io al posto loro in questo momento?”, “In che stato sarei?”. Prendi in considerazione aspetti ambientali (temperatura, luce, spazio, colori, ecc), lo stato d’animo (perplessità, stanchezza, scetticismo…) e tutto ciò che ti viene in mente. Con l’osservazione continua, puoi metterti continuamente nei panni dell’uditorio e comprendere qualsiasi clima che abbia bisogno di essere guidato verso una direzione diversa. E puoi anche intuire se ci sono singole criticità su cui intervenire prima che esplodano. Quando fai questo, l’empatia è immediata e sul lungo si trasforma in fiducia. I’ve got your back, Max P.S.: se vuoi sviluppare anche tu queste capacità, e trasformarti in un formatore leggendario, dai un’occhiata al mio ultimo corso Trainer Legend: CLICCA QUI per Trainer Legend PPS: scopri lo Shine Club, la prima membership interamente dedicata a Oratori e Formatori: CLICCA QUI per Shine Club
Articolo davvero interessante e utile. Personalmente non ho mai provato sistemi di meditazione per aumentare la concentrazione e l’attenzione, nonchè a diminuire lo stess. Proverò da subito a mettere in pratica i due consigli descritti, quello sulal respirazione e quello sull’attenzione ad un dettaglio…non mancherò di scrivere se il metodo funziona! 🙂
Grazie per i consigli.
Ti assicuro…FUNZIONA!!!
Pratico poco e male ma cerco di farlo soprattutto in compagnia (nel nostro piccolo sangha). Adoro la meditazione camminata (per chi non riesce come me a stare seduto è l’ideale). Buon cammino di consapevolezza a tutti
Bel post!
Meditare aiuta a focalizzarsi sull’obiettivo!Vivere il presente qui e ora è molto importante!
Buona notte a tutti.
Aiuta eccome! Yoga e meditatazione che pratico da ormai tre anni, permettono di mantenere più a lungo la concentrazione, diminuisce lo spreco superfluo di energie e ottimizza qualsiasi pratica di vita e lavorativa.
E’ un articolo interessante per chi si avvicina per la prima volta alla mediatazione. Le techniche di meditazione sono numerosissime, dalla trascendentale allo shikantaza (Soto Zen). Comunque, per chi e’ interessato a conivolgersi in maniera continua ci sono due requisiti importanti da soddisfare: trovare un maestro che possa guidare e correggere la miriade di errori che all’inizio naturalmente vengono fatti; ed avere (come commentato da Emanuela) il supporto di un grupp (sangha) di persone che praticano la stessa disciplina. E’ inoltre importante praticare con il gruppo per beneficiare della energia collettiva che si sviluppa durante la mediazione. Parlo per esperienza diretta, in quanto studio e pratico Zen dal 1995 e nel mio Sangha aiuto i nuovi arrivati a sperimentare con successo la meditazione, incitandoli particolarmente a cercare di mantenere lo stesso livello di attenzione ke si raggiunge durante la mediatazione in ogni altro momento della giornata. Molto difficile, ma incredibilmente effettivo.
Da qualche tempo, ho iniziato ad insegnare a CEOs, top management e gestori di portafoglio di prominenti societa’ USA (sebbene nato a Roma, vivo da 30 anni a New York) come applicare in maniera effettiva la meditazione ed altre techniche derivanti da arti marziali Giapponesi (ho una cintura nera in Iai, l’arte marziale deigli antichi Samurai) al loro lavoro, e devo dire che nonostante lo scetticismo iniziale di alcuni di questi individui, la mia iniziativa sta riscuotendo un enorme successo.
Ringrazio voi tutti per l’opportunita’ concessami di condividere le mie idee con il gruppo (e parlare un po’ d’Italiano) e rimango a disposizione di chiunque avesse qualche specifica domanda o fosse interessato ad approfondire ulterirmente l’argomento.
Gassho _/I_
Claudio Kanryu Pannunzio
Ciao Claudio ,
Sono io che ringrazio te per questo contributo!
Che coincidenza sono stato a New York questa estate. anche io pratico arti marziali orientali wu shu, e quello che apprendo dalla pratica mi torna spesso utile nella vita di tutti i giorni.
Io personalmente mi sono avvicinato alla meditazione 3 anni fa perchè volevo gestire meglio l’ansia e poi ho scoperto una serie di benefici collaterali.
Ti faccio i miei migliori auguri per questa iniziativa formativa che rivolgi a SEO e top manager . È una idea davvero forte e innovativa. Complimenti di nuovo
Ciao, mi spiace ma non condivido.
Ho provato più volte con vari metodi e vari maestri a iniziare a imparare la meditazione, e non ci sono mai riuscita. Se inizio uno degli esercizi la mia mente inevitabilmente inizia dopo meno di un minuto a vagare nel nulla, in una bolgia di passato e futuro e pure immaginario senza limiti, e per quanto io cerchi di seguire le istruzioni (che più o meno sono sempre le stesse), del tipo “Non contrastare gli altri pensieri che ti si manifestano! Lasciali andare…” (ma lasciali andare dove? Quelli non se ne vanno proprio, anzi…), mi assale un senso di frustrazione che non fa altro che crescere nel tempo, e più ci provo e più cresce. Istruzioni più efficaci pare non ne esistano, ma queste per me non funzionano. Invece quando sono motivata a fare un lavoro (e lo sono praticamente sempre, sono consulente e sono molto motivata a dare degli ottimi risultati ai miei clienti), in genere posso stare molto tempo concentrata senza problemi e il mio rendimento non è mai stato un problema, i colleghi mi prendono in giro perchè non mi accorgo di nulla di quello che ho intorno. La cosa funziona allo stesso modo per qualsiasi altra cosa che mi interessa davvero: lettura, sudoku, cucina, codice di guarigione. Quest’ultimo lo consiglio molto a chiunque abbia problemi di salute o psicologici. Conosco gente che medita tutti i giorni e dice che senza non può stare, per me non è la strada giusta.
Complimenti e auguri a chi la segue
Ciao Paola
La meditazione aiuta la concentrazione in quanto ci educa a non farci dominare dai nostri pensieri e a rimanere concentrati e focalizzati.
Tuttavia questi risultati si possono ottenere con almeno 100 modi e tecniche differenti.
Se non ti viene naturale meditare seduta non fa niente. ognuno ha la sa strada (come hai sottolineato anche tu) importante è trovarla.
come ho scritto anche nell’articolo io non sono un maestro in quest’arte ma ne riconosco comunque i benefici.
Se ti va puoi anche condividere le tecniche che usi tu pe mantenere la concentrazione.
Ciao e a presto