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Leggi tutto ==> Sorprendente! … e se solo potessi avere un unico vantaggio rispetto agli altri?.
La Motivazione Uno dei temi più trattati dalla psicologia è la motivazione. Questo tema sta assumendo, oggi, un peso sempre più rilevante nella formazione e nella gestione delle risorse umane, e la sua importanza cresce sempre più in funzione dell’accelerarsi del processo di terziarizzazione dell’economia italiana. Premetto che di solito evito di parlare di trucchi, segreti o regolette, quando si parla di tematiche legate alla personalità ma, in questa occasione mi sembrava utile stabilire dei punti chiave sui quali focalizzare la tua attenzione . Per questo ho deciso di pubblicare queste riflessioni sotto forma di 20 segreti. È bene imparare a limitare il consumo eccessivo di informazioni. Sarebbe un controsenso se, per imparare a gestire meglio le proprie risorse umane, si dovessero sacrificare giornate preziose di lavoro solo per leggere montagne di pagine sulle teorie della motivazione. Oggi l’attuale congiuntura economica chiede a tutti noi di fare di più con meno risorse di quanto non accadeva anni fa ! (altro…)
Finalmente il 2012 è arrivato e voglio darti il mio personale Benvenuto in questo Nuovo e Magnifico Anno: il 2012! uno dei periodi migliori e più ricchi di opportunità che la storia umana abbia mai avuto ! Forse ti starai dicendo : “Luciano ma Ti sei bevuto il cervello a furia di leggere di Marketing e di PNL?” Si proprio così ! In queste vacanze di Natale si può dire che da questo punto di vista mi sono proprio bevuto tanto cervello anzi, mi sono ubriacato a furia di bermi il cervello ! 😉 Questa tua reazione di scetticismo potrebbe essere sensata ma, ti assicuro non c’è stato, finora nella tua vita, come nella mia, un anno così ricco di opportunità. Il 2012 può essere davvero un anno grandioso a patto che tu non dia troppo peso alle notizie di crisidalle quali siamo quotidianamente bombardati. Sono notizie diffuse ad arte dalle nostre classi dirigenti per chiederci ulteriori sacrifici, per metterci le mani in tasca e racimolare le risorse economiche per fare qualche nuova “assunzione politica” con la scusa della crisi. Sarò malpensante ma, non si spiega altrimenti come mai, tra due alternative, per risolvere questa ulteriore crisi della finanza pubblica, si sia scelta di percorrere proprio la strada dell’aumento delle tasse e non quella del taglio della spesa (sopratutto di quella improduttiva). Ma lasciamo ad altri il campo alle polemiche, come sai a me non piace scrivere cose polemiche! Ti dicevo voglio darti il mio personale benvenuto al 2012, uno dei periodi più abbondanti di opportunità mai visto nella storia dell’umanità. Anche se ci sono sempre state opportunità nel mercato, oggi la marea di cambiamenti che abbiamo sperimentato in questi ultimi anni (accelerarsi del processo di globalizzazione, integrazione dei mercati a livello europeo e mondiale, affermazione dell’Euro, diffusione di internet e dei social network, etc etc ) hanno portato alla luce opportunità e possibilità mai vista prima, soprattutto per gli autonomi, i free lance e gli imprenditori in erba. Se ci fai caso, e guardi alle cose che accadono con uno sguardo più distaccato, queste opportunità puoi vederle nascere ogni giorno. Siamo circondati da opportunità! Le mega-organizzazioni dell’era industriale, le grandi aziende di un tempo e i sistemi monolitici cominciano a sbriciolarsi. Perdono occupati, quote di mercato e non sembrano più capaci di poter mai più ritornare ai volumi di un tempo. Coloro che fino a qualche tempo fa mantenevano un potere indiscusso sul mercato dato da una oggettiva situazione di vantaggio, da grandi investimenti, monopoli naturali o Statali, corporazioni o quant’altro, sono stati definitivamente detronizzati. Questi fenomeni, combinati con le incredibili recenti innovazioni tecnologiche, hanno cambiato per sempre le regole del gioco. Oggi, siamo tutti collegati direttamente l’uno all’altro. E la cosa più bella è che nessuno ha più un accesso esclusivo ai mercati o ai canali di distribuzione. Posizioni di vantaggio certo esistono ancora ma, in maniera residuale, forse solo chi opera in alcuni mercati calmierati come è il caso dei professionisti tutelati da un ordine. Anche nel loro caso, però la situazione sta cambiando, se non a causa delle proposte di riforma formulate dal Governo (che non si sa se e quando andranno in porto) quanto meno dall’affollamento di giovani professionisti che si sono laureati e affacciati alla professione negli ultimi 15 anni. Vuoi un paio di esempi di queste nuove opportunità alle quali mi riferisco e che nascono ogni giorno ? Dai uno sguardo al mercato del software. Fino, a qualche anno fa creare una software house era appannaggio solo di chi aveva accesso a grossi capitali o agli studenti della silicon valley. Oggi Apple ha introdotto sul mercato l’Iphone e con esso l’incredibile mercato delle “app”. Oggi tutti possono in un solo mese, imparare a programmare “app” per iphone e accedere ad un mercato sterminato di utenti, e fondare una software house. Certo per avere il successo che si desidera ci vorrà tanto impegno e tanto lavoro, delle buone idee e una buana analisi di mercato ma, la cosa interessante è che non ci sono più barriere all’ingresso, non occorrono più ingenti capitali o la residenza nella silicon valley. Stesso discorso si può fare per prodotti concorrenti che utilizzano Android come sistema operativo. Internet e il web rendono sempre più possibile vendere in qualunque parte del mondo, e Google con i suoi sofisticati algoritmi di ricerca, mette sullo stesso piano in concorrenza piccole e grandi aziende premiando la qualità dei contenuti, indipendentemente dai budget pubblicitari investiti. I social network e i blog rendono possibile la costruzione di brand personali fortissimi. Oggi è molto più facile di un tempo presentarsi al mondo come un esperto in qualunque settore e diventare un punto di riferimento per una intera nicchia di mercato. Basta avere le competenze ed essere appassionati divulgatori di conoscenza. Se hai un blog o applichi una corretta strategia sui social network come quelle che illustro nel mio nuovo lavoro “linkedin marketing” in meno di un anno puoi diventare un vero e proprio punto di riferimento per il tuo mercato. Un tempo questo era appannaggio dei soli professori universitari, che si fregiavano di un titolo prestigioso e beneficiavano di una posizione di oggettivo monopolio. La tua comunità locale, la tua città, la tua provincia, la tua regione non sono più il tuo unico mercato di riferimento ma, diversamente da quanto accedeva solo 10 anni fa, il tuo mercato oggi è rappresentato dal mondo intero, o quasi! Le nuove tecnologie rendono il mondo un posto molto più piccolo e piatto dove le distanze non sono più un problema . Tra 50 anni i tuoi figli e i tuoi nipoti guarderanno a questi anni che saranno diventati la nostra storia, con invidia, e probabilmente ti diranno: “nonno magari oggi fosse come ai tempi tuoi, ti farei vedere io di cosa sarei capace! “. Ma attenzione. Anche la competizione in questo nuovo campo non si limita al nostro piccolo mondo, al nostro quartiere, al nostro paese o regione. In ogni posto del mondo, in ogni università, in ogni azienda, in ogni casa o cantina ubicata in un qualunque posto del mondo c’è un potenziale concorrente. Basta un adolescente con un computer portatile per trovare qualcuno che potrebbe voler entrare nella nostra stessa nicchia di mercato. Come sperimentiamo tutti i giorni in questa dualità di impareggiabile opportunità e di competizione globale, il divario tra chi ha e chi non ha continuerà ad allargarsi. Questo divario però questa volta non sarà causato dalle disparità in materia di istruzione, luogo di nascita, diritti, ceto sociale, classe di reddito della famiglia di appartenenza. Sarà un divario causato dalla carenza di competenze. Oggi vince chi ha le informazioni giuste ! Rimanere competitivo in questo 21° secolo è direttamente collegato alla tua capacità di adattarti, crescere e migliorare continuamente le tue abilità. Ora più che mai, investire su te stesso, investire in competenze e in promozione personale è un impegno impellente(da fare subito) e incessante (da fare sempre) e sarà la tua più grande risorsa. Questi sono i tempi delle opportunità enormi ma, queste sono destinate solo a coloro che si preparano a coglierle. Il mio impegno per questo nuovo anno, e per quelli che verranno, è quello di fornirti idee, risorse, stimoli e fonti di ispirazione che ti aiuteranno a formarti continuamente, a mantenerti aggiornato, a sviluppare competenze chiave in anticipo rispetto agli altri e ampliare tutto il tuo potenziale creativo. Ho previsto per questo 2012 un calendario editoriale e di eventi formativi davvero sensazionale. Concludo rinnovandoti gli auguri per questo 2012 ed invitandoti al primo grande evento formativo di quest’anno il seminario “Social Network Self Marketing“ in cui imparerai come fare a promuoverti a costo zero utilizzando le risorse di internet e dei social network. Ti auguro uno splendido 2012 Luciano Cassese
Hai mai pensato di accostare uno dei concetti cardini del marketing come il branding alla filosofia occidentale? C’è chi lo ha fatto: Thom Braun, autore del testo Cogito Ergo Brand. In questo testo Braun compie un vero e proprio excursus storico e filosofico sul tema del “branding”. Il testo è lontano anni luce da una tradizionale lettura filosofica: il manuale si rivolge proprio a tutti gli interessati ad approfondire in materia di marketing. Sapevi che le teorie filosofiche del passato possono guidarti oggi nella tua attività, nella tua impresa e, perché no, nel tuo progetto? Le origini del branding: la filosofia greca antica Eraclito: la mutevolezza del brand Eraclito è uno dei tanti filosofi che ritroviamo all’interno di questo testo. Eraclito è il filosofo del “Panta Rei” del “Tutto scorre”: con lo scorrere ci indica qualcosa che muta, che è destinata a scomparire con il passare del tempo. Il “Panta Rei è un ottima rappresentazione della mutevolezza a cui è soggetto il branding. Chi è il soggetto del cambiamento a cui ci riferiamo se non il mercato? Il mercato è in continuo divenire. Socrate: la ricerca del vero Socrate è uno dei tre grandi filosofi della storia della filosofia antica è il fondatore della “Maieutica” l’arte di partorire la verità. Si per Socrate la cosa più importante era quella di cercare la verità. Socrate non ha mai scritto nulla: il filosofo trasmetteva le sue conoscenze oralmente, in incontri che Braun paragona a veri e propri workshop aziendali e che considera un ottimo metodo per sviluppare il brainstorming. Platone: idee e cose Il filosofo greco distingue due diversi ordini di realtà, il primo è il mondo sensibile fatto di cose mutevoli e imperfette, il secondo è il mondo intellegibile fatto di idee perfette e immutabili. Le cose sensibili sono copie imperfette delle idee, per Platone le idee sono valori verso i quali la realtà deve tendere finalisticamente. Come Platone distingue due ordini di realtà anche il brand possiede due diversi livelli uno superficiale che appartiene alla realtà e uno immutabile che invece è l’aspetto del brand. Aristotele: principi del brand Aristotele definisce il mondo dell’esperienza l’unico mondo possibile. Ecco a te alcuni principi aristotelici che possono aiutarti a capire come funziona un brand: Materia : Di che cosa è fatto un brand? Efficienza: Chi produce o propone il brand? Forma: Cosa da al brand al forma tramite la quale si può identificare un brand? Fine: Per quale motivo esiste il brand? Cogito Ergo Sum o Cogito Ergo Brand? Cartesio con Cogito Ergo Sum, frase latina che tradotta significa “Penso dunque Sono” vuole dimostrare che l’uomo esiste attraverso la messa in discussione della realtà e di se stesso. Cartesio è il filosofo del dubbio, l’uomo deve giungere alla certezza di essere cosa pensante (res cognitans) senza mai lasciarsi attrarre dalle fale realtà (res extensa). Braun applica la teoria filosofica cartesiana al brand. Come ti starai chiedendo? Mente e Brand Sorprendendoci dicendoci che il brand esiste solo nella nostra mente. Che cos’è il brand? Un pensiero. Tu marketer cosa puoi fare per promuovere il tuo brand? E’ fondamentale capire ciò che la gente pensa, solo quando avrai capito ciò che la gente desidera ciò che la gente pensa che potrai sviluppare il tuo marchio. Credi anche tu che Cartesio sia stato l’iniziatore dell’analisi del mercato incentrata sui consumatori? Due sono i pensieri contrastanti, il primo è lo storico “Dualismo Cartesiano” per il quale anima e corpo sono separate, il secondo è la negazione del dualismo stesso attraverso Spinoza che non accetta la divisione tra anima e corpo. Cosa indichiamo con separazione tra pensiero e materia nel branding? Quando pensiamo al brand, il pensiero indica l’idea del brand che il consumatore costruisce mentre con materia indichiamo ciò che realmente il brand è. Tra realtà e finzione Con Leibniz riflettiamo su ciò che è vero e su ciò che non lo è. Braun applica questa opposizione alla filosofia del brand, è necessario separare sempre ciò che vorremmo che il consumatore pensasse del brand e ciò che il brand è in realtà. Per poter compiere una corretta analisi del brand bisogna quindi lavorare proprio su cosa vorremmo realizzare, cosa vogliamo che il brand diventi? Tra coscienza ed esperienza La riflessione empiristica trova la sua realizzazione attraverso Locke, per il filosofo inglese tutto ciò che conosciamo passa attraverso la coscienza. La nostra coscienza è composta dalle varie informazioni che recepiamo dal mondo esterno, questo è rintracciabile nel brand, tutto ciò che un consumatore sa di un brand deriva dall’esperienza che ha avuto con esso. Il brand tra ragione e sentimento E’ possibile associare il brand al sentimento? O alla ragione? Rousseau mette al centro della riflessione sul branding i sentimenti. Il brand va percepito con il cuore e non con la ragione. Il brand dovrebbe secondo il filosofo stesso conformare le persone ad un determinato comportamento e colpire al cuore di essi. L’atteggiamento giusto per approcciarsi al brand Dal filosofo austriaco Popper, l’autore acquisisce il tipo di approccio critico nei confronti del marketing e di conseguenza del branding. L’essere critici nei confronti del brand aiuta a migliorare il brand stesso. Conclusioni Il testo di riferimento analizza in maniera molto dettagliata la filosofia del branding. E’ un vero e proprio manuale di guida per tutti i marketer curiosi di capire come si può sviluppare al meglio il proprio brand. Un interessante lettura del cambiamento del mercato e del marketing stesso, in un’innovativa reinterpretazione filosofica delle teorie del passato che ritroviamo ancora oggi utili per la realizzazione del proprio progetto. Punti di forza: La scrittura molto fluida e il linguaggio semplice permettono una chiara comprensione degli argomenti storici e filosofici trattati. Il punto di vista scelto per l’analisi del mercato è originale e innovativo. Punti di debolezza: Le numerose teorie filosofiche presenti possono indurre il lettore a non concentrarsi sull’obiettivo principale del testo, cioè quello di aiutare a sviluppare al meglio il proprio brand. La scarsità di esempi pratici non fornisce al lettore un metodo efficace per applicare le teorie espresse. [thrive_leads id=’22870′] SummaryReviewer Cogito Ergo Brand - recensione Review Date 2016-08-18Reviewed Item Cogito Ergo Brand, i consigli dei filosofi per il tuo marketingAuthor Rating 3
Quanto riusciamo ad essere produttivi ogni giorno? Quanta parte del nostro tempo lavorativo viene impegnato realmente in attività utili che ci aiutano a produrre reddito e quanta altra parte è impiegata in attività inutili e di contorno? Questa è una domanda che mi sorge spesso negli ultimi tempi. In particolare da quando ho appreso il principio dell’80/20 di Pareto. Per chi non conosce il principio di Pareto, questo si può sintetizzare in una affermazione “il 20% di cause determina ‘80% degli effetti” . Nel 1897 Pareto (Matematico vissuto a cavallo degli ultimi due secoli), studiando la distribuzione dei redditi, ha dimostrato, attraverso una serie di calcoli, che in una data regione solo pochi individui possedevano la maggior parte della ricchezza. Questa osservazione ha ispirato la cosiddetta “legge 80/20”, una legge empirica nota anche con il nome di principio di Pareto (o principio della scarsità dei fattori), e che è sintetizzabile nell’affermazione: la maggior parte degli effetti è dovuta ad un numero ristretto di cause . Per farla breve questo rapporto dell’80/20 può essere applicato in natura a tutti i fenomeni distributivi. Naturalmente i valori 80% e 20% sono ottenuti mediante osservazioni empiriche e sono solo indicativi, ma è interessante notare come molti fenomeni abbiano una distribuzione statistica in linea con questi valori. A titolo di esempio si noti come la distribuzione mondiale del reddito procapite si avvicini a tali valori, in informatica ‘80% del tempo di esecuzione è impiegato solo dal 20% delle istruzioni di un programma. In medicina l’80% dei decessi è causato dal 20% delle malattie e di questi esempi se ne possono trovare infiniti. Anche la gestione del tempo segue questo principio dell’80/20. Tutti noi abbiamo le nostre abitudini (o se preferisci “routine”) quotidiane. Delle tantissime attività che svolgiamo ogni giorno, come immagini bene, solo una piccola parte di queste è realmente produttiva. È stato calcolato da alcuni studi americani che nell’arco di una giornata lavorativa le persone sprecano in media il 40% del proprio tempo solo per le comunicazioni (mail, telefono, etc etc) ed utilizzano a fini produttivi molto meno del 30% del loro tempo disponibile. Anche tu probabilmente come tanti arrivi in ufficio un po’ prima delle 9.00 ti metti alla scrivania, forse chiami il bar e prendi una tazzina di caffè intorno alle 9:30 o 10:00, controlli, skype, Facebook, o qualche altro social al quale sei iscritto per poi immergerti nella lunga lista delle e-mail appena arrivate (di cui l’80% è spam). Ed eccoci qui! mentre, tutti sanno che, trascorrete del tempo per giocare a Farmville o per leggere gli ultimi aggiornamenti degli amici sulla bacheca di facebook, sono attività che fanno perdere tempo, rallentano il lavoro e influiscono negativamente sulla nostra produttività generale, non tutti sanno che tante altre abitudini, possono rallentare nella stessa misura il nostro lavoro. In questo articolo ti propongo una lista di 4 abitudini lavorative che frenano la produttività personale. 1. Riunioni Le riunioni portano via veramente tanto tempo ma, quasi tutti sostengono che sono un male necessario, anche se perdere ore ogni settimana in conversazioni che potrebbero essere fatte semplicemente tramite mail, può rivelarsi davvero frustrante. Le riunioni sono tuttavia una fase cruciale della vita aziendale. Durante le riunioni ci si confronta, nascono nuove idee e si prendono decisioni importanti. Una riunione non dovrebbe mai durare troppo tempo per essere realmente produttiva. Occorre quindi che chi gestisce la riunione tenga a mente una serie di regole da far rispettare a tutti i partecipanti come: Rispettare sempre un ordine del giorno, darsi un tempo massimo per prendere decisioni ed evitare comportamenti quali, essere impreparati, arrivare in ritardo, essere rumorosi, lasciare il cellulare acceso: Le riunioni di aggiornamento sullo stato di avanzamento dei lavori (non quelle in cui c’è da prendere una decisione) potrebbero inoltre essere ridotte notevolmente di numero utilizzando sistemi di project management e software per la condivisione delle informazioni. Il mercato oggi è veramente pienissimo di strumenti del genere: Google Docs, group office, php groupware, centraldesktop, consentono di tenere traccia dello stato di avanzamento dei lavori di ogni progetto. Questi software, sono tutti strutturati con una lista dettagliata delle tappe e delle scadenze del progetto, in aree di lavoro condivise, in cui ogni membro del team può avere accesso alle informazioni e valutare lo stato di avanzamento dei lavori, senza dover chiedere agli altri. In questo modo si possono recuperare quelle ore precedentemente perse negli incontri settimanali. 2. Lavorare fino a tardi Se sei una di quelle persone che si sentono dei gran figoni quando lavorano fino a tardi, oppure sei uno di quelli che pensano che hanno fatto tutto il loro dovere solo quando stanno al pc fino alle 9,30 di sera, è bene che tu sappia che ti stai sbagliando alla grande. Lavorare fino a tardi non fa bene a te, non fa bene alla tua produttività, non fa bene alla tua azienda! Anzi è un comportamento che fa male alla salute. Lascia che ti chieda una cosa: quanto senti di essere realmente produttivo, dopo le 5,00 del pomeriggio? La produttività personale diminuisce al passare del tempo, perche tutti noi abbiamo bisogno di riposo. Le probabilità che tu sia realmente produttivo dopo le 5.00 del pomeriggio sono bassissime, la stanchezza ti porterà a distrarti di continuo e rischi di sprecare molto più tempo. Oltre a provocare stress, lavorare fino a tarda ora equivale a non andare a letto presto cosa che, viceversa, fa molto bene alla salute. Se non smetti di lavorare almeno due ore prima di andare a dormire, ti ritroverai in uno stato di agitazione, ed eccitazione, indotto dallo sforzo compiuto per prolungare l’attenzione sulle questioni lavorative. Se poi questa, diventa un’abitudine, aumenti le probabilità di ammalarti e di perdere altre ore di lavoro. Lavorare fino a sera va bene solo quando è strettamente necessario ma, se lo facessi abitualmente nella speranza di recuperare ore di lavoro perse a causa di riunioni o altri piccoli impedimenti, sappi che stai solo causando a te (e alla tua azienda) un disservizio. 3. Bere troppo caffè Ti piace bere il caffè ? pensi che sia utile a renderti sveglio e produttivo? Bene vorrei farti notare che la caffeina non dà un’energia durevole, e se con molto zucchero ancora meno. La caffeina ha un effetto eccitante di circa 30 minuti. Lo zucchero nel tuo caffè se preso spesso è probabile che contribuisca a farti diventare “iperteso”, in quanto agisce sui tuoi livelli di insulina che si tramutano in grasso. In altre parole, non è proprio il miglior modo per potenziare la tua attività. Fai piuttosto una colazione equilibrata, ricca di fibre e vitamine e prendi poco caffè, vedrai che la tua giornata sarà sicuramente più ricca di energia. 4. Pranzare alla scrivania Forse, potresti essere percepito come più impegnato e produttivo dal tuo capo, quando non fai una pausa pranzo completa ma, sei effettivamente più produttivo? Probabilmente no. Per un motivo, cosa accadrebbe se parte del tuo panino (o peggio del tramezzino ripieno di maionese) cadesse su un importante report o sulla tua tastiera? Se ti distraessi mangiando vicino a importanti progetti di lavoro, la tua attività ne sarebbe inevitabilmente compromessa. E a meno che non avessi una camicia di ricambio nella tua auto, potresti ritrovarti ad un incontro di lavoro con una macchia di pomodoro in tua compagnia. Inoltre, mangiare alla scrivania aumenta le probabilità di mangiare di più, dal momento che non lo fai consapevolmente, con il rischio di indebolire il cuore, compromettendo così anche la tua attività lavorativa. Infine, mangiare alla scrivania è contrario a tutte le norme in materia di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro. Sulla scrivania non andrebbe consumato alcun pasto: cracker, grissini, muffin, brioches, niente di niente. Tutte le briciole delle cose che consumi finiscono negli anfratti della tastiera e sotto la tua postazione di lavoro. Le scrivanie degli uffici diventano così il terreno adatto allo sviluppo di milioni di batteri. Secondo un recente studio americano condotto su quasi 4000 prelievi, realizzati tra pc e telefoni, si è scoperto che si annidano più batteri in una tastiera del computer che in una tavoletta di un wc . I computer e i telefoni d’ufficio hanno mostrato percentuali significative di germi potenzialmente patogeni (patogeni sono quei germi che trasmettono le malattie agli uomini) del 67 % sui telefoni e 69 % sui pc. Risorse Vuoi approfondire il tema della gestione del tempo ? 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