Ti sei mai chiesto qual è il tuo livello di autostima?

Riusciresti a darti un buon voto?

Sai cos’è l’autoefficacia percepita?

Ti piacerebbe conoscere il tuo stato di autoefficacia percepita?

L’autoefficacia percepita è un costrutto riguardante un processo cognitivo che è stato identificato dallo psicologo inglese Albert Bandura nel 1986.

L’autoefficacia percepita riguarda una serie di percezioni soggettive rispetto a:

  • Alle proprie aspettative di ottenere un esito positivo in determinate situazioni
  • alla pregnanza emotiva del compito in questione
  • alle qualità possedute ed alle proprie abilità reali
  • alle condizioni esistenti per lo svolgimento dello specifico compito
  • ai canoni di competenza percepita a riguardo dell’esclusivo frangente

È utile conoscere che le credenze che ciascuna persona ha riguardo la propria autostima ed efficacia nella gestione dei vari eventi va ad influenzare diversi livelli cognitivi. La suggestione ricade sulle aspirazioni, sugli sforzi messi in campo per l’ottenimento del risultato desiderato sulle scelte che verranno effettuate ed infine sulla qualità della prestazione e sulla capacità di gestire lo stress.

Le convinzioni di autostima innescano differenti meccanismi in base al tipo di azione considerata di volta in volta.

Nella percezione della propria autoefficacia:

  • quando si tratta di performance elevate interviene la capacità del soggetto di gestire efficacemente le sottostanti abilità da impiegare per la più ampia attività, ciò si chiama efficacia autoregolatoria.
  • Quando si tratta delle proprie convinzioni in merito alla gestione delle emozioni, è possibile notare una correlazione negativa tra il modo in cui si crede di vivere un’emozione e la sua gestione reale.

L’autostima pone dei limiti alla scelta degli obiettivi personali raggiungibili.

Cosa influenza l’autostima?

Così, il poter verificare le proprie capacità di autovalutazione può avere degli utili effetti rispetto a cosa ci possa davvero prefissare senza autocondizionarsi in maniera negativa. Ecco perché lo stesso Bandura ritiene che le concezioni che ciascuno ha sulla propria efficacia personale debbano essere fatte rientrare nella conoscenza che si ha di se stessi.

È quindi possibile adoperare quattro fonti di informazione per la costruzione del proprio senso di autoefficacia secondo Bandura. Si tratta delle esperienze comportamentali dirette da cui attingere indicatori di capacità, delle esperienze vicarie e di modellamento, quelle in grado di alterare la convinzione di efficacia mediante la trasmissione di competenze. Vi sono poi gli stati fisiologici ed affettivi indice della propria reattività ed infine c’è la persuasione verbale che infondono l’idea di possedere determinate competenze.

Autoefficacia percepita: misurabilità

È possibile definire in maniera operativa la valutazione del senso di autoefficacia percepita mediante Scala Likert con la misura delle diverse credenze. La misurazioni delle convinzioni di efficacia si serve di vari item che riguardino dei compiti dal livello di complessità differente, ai soggetti viene richiesto di valutare il vigore della propria convinzione dell’essere in grado di saper fare o non fare alcuni compiti.

Ecco perché ciascuna convinzione è espressa da diciture come “non lo so fare” fino a giungere a “sono certo di saperlo fare”. Bandura ritiene utile raggruppare gli item per categoria. Aggiunge anche che il livello ottimale di valutazione ottenibile dipende in realtà da cosa si sta cercando di predire, quanto più è specifica la situazione tanto più lo sarà il relativo risultato.

Albert Bandura mette in guardia dal misurare solo e soltanto gli item che sono fortemente correlati fra loro, poiché se così si fa, si finisce con l’ottenere delle scale che vanno a misurare solo un piccolo segmento del senso di efficacia ed in maniera ridondante.

Dunque avere a disposizione uno schema concettuale prima della creazione vera e propria degli item può aiutare a verificare che gli item rispondano per davvero a ciò che si desidera predire mediante il test.

Una decina di anni dopo, nel 1996, Bandura continua a riflettere sull’autoefficacia percepita, egli crede infatti che sia possibile migliorare il proprio senso di autoefficacia personale.

Egli giunge a legare il suo primo modello ad una teoria dellapprendimento. L’individuo è in grado di apprendere un modello mediante videotape e/o uso di tecnologie digitali con la semplice osservazione. Quanto appreso in questa prima fase viene fatto consolidare attraverso delle applicazioni pratiche in un contesto laboratoriale, in cui ciascuno viene anche incoraggiato. La messa in pratica poi viene ripetuta in una terza ed ultima fase dove l’individuo sperimenta nella vita di tutti i giorni quanto fatto nella seconda fase.

In questo modo l’autoefficacia percepita (self-efficacy) entra di diritto a far parte della teoria dell’apprendimento sociale.

In questo modo l’autostima si lega anche al contesto sociale, Bandura estende il concetto con tre dimensioni: la generalità che costituisce il grado in cui l’autoefficacia di generalizza e può quindi spostarsi in maniera trasversale da una situazione all’altra. La forza che rappresenta il grado di certezza della propria percezione di efficacia. Il livello più o meno elevato di controllabilità di una determinata situazione.

Livelli di autostima

Molti autori si sono soffermati sullo studio dell’autostima. Essi hanno scoperto che le persone con un basso senso di autoefficacia percepita tendono ad evitare i compiti ritenuti più impegnativi, poiché li percepiscono come minacciosi. Inoltre in generale si adoperano poco per il conseguimento degli obiettivi e sono accompagnati da scarsi livelli di aspirazione. Quando devono affrontare situazioni problematiche immaginano degli esiti negativi, focalizzandosi solo sugli ostacoli e sulle proprie debolezze ingigantite.

Al contrario quei soggetti che manifestano un alto livello di autoefficacia percepita sono molto attratte dai compiti difficili che vivono come delle sfide per le proprie capacità, manifestando così alti livelli di aspirazione e mostrano molto impegno nella realizzazione degli scopi ultimi.

Autostima e sistema immunitario

Alcune ricerche hanno dimostrato che l’autostima non è implicata solamente nelle autopercezioni, ma essa ha un’influenza persino sul sistema immunitario.

Questo significa che la modificazione del livello dell’autoefficacia percepita produce cambiamenti significativi dall’umore all’impegno sino ad influire lo stato di salute.

Quindi è possibile migliorare l’autostima?

Come puoi rafforzare il tuo senso di autoefficacia percepita?

Ecco i 5 steps necessari per costruire un buon livello di autoefficacia percepita:

  • È necessario che ci sia la ricognizione dei propri punti di forza, che la persona si persuada di poter migliorare.
  • Imita quei comportamenti funzionali osservati.
  • Metti in pratica quel che hai visto
  • Osserva le tue reazioni corporee, talvolta si accompagnano all’esecuzione di un compito
  • Se hai svolto correttamente la realizzazione dell’attività, è l’ora di passare all’autoconvinzione che sai fare quella determinata cosa, prova a rifarla ed osserva come ci sia anche minore tensione fisica.

È possibile definire l’autoefficacia percepita come la volontà di scegliere un’attività piuttosto che un’altra in relazione a ciò in cui ci si sente più competenti e quindi efficaci.

Alcuni studi hanno messo in evidenza come gli atleti dotati di maggiore autoefficacia riescano a gestire autonomamente la realizzazione di obiettivi ambiziosi con capacità di anti-distrazione. Diversamente quegli atleti che dubitano di se stessi tendono a percepire gli altri atleti come più forti.

Un altro esempio pratico dell’effetto delle convinzioni di autostima riguarda il controllo del dolore ed anche la ripresa da un infortunio, il possedere autoconvinzioni positive di recupero favorisce le reali possibilità di farlo.

Scopri subito come cambia la tua vita con i giusti livelli di autostima, osserva la differenza tra quando hai un livello basso e quando invece lo trasformi in alto.