Prima o poi può capitare a tutti di dover parlare in pubblico. Può accadere per motivi di lavoro, a scuola, all’Università, in politica, in un a riunione di condominio o semplicemente in un gruppo di familiari durante una festa.
Oggi l’arte di parlare in pubblico bene costituisce un elemento molto importante per ottenere il successo in tutti i campi e ad ogni livello della nostra vita.
Come ho scritto anche nel mio corso gratuito per email “Public Speaking – Conquista il tuo pubblico in 7 semplici mosse” Molti commettono l’errore di confondere comunicazione con informazione.
Anche in ambienti universitari molti considerano i mass media (che sono solo uno strumento della comunicazione) come essenza stessa della comunicazione. Se provi a chiedere ad una persona qualunque che incontri per la strada o alla fila del supermercato chi è un buon comunicatore, ti risponderanno “Berlusconi” o qualche altro personaggio della politica o dello show business. Ma questo è sbagliato! quello che noi vediamo in televisione e nelle pubblicità non è comunicazione ma semplice informazione (che è a sua volta solo un elemento della comunicazione).
Comunicazione deriva dal latino Communis agere (cum = con, e munire = legare, costruire e agere = agire ) e significa letteralmente mettere in comune, far partecipe. In italiano, il termine “comunicazione” ha il significato semantico di “far conoscere“, “rendere noto“.
La comunicazione non è soltanto un processo di trasmissione di informazioni (secondo il modello di Shannon-Weaver) ma è un processo costituito da un soggetto che chiamiamo emittente che ha intenzione di far sì che un altro soggetto che chiamiamo ricevente pensi o faccia qualcosa. Nella comunicazione c’è sempre un altro soggetto.
Questa è la grande differenza tra comunicazione e informazione. Per esserci comunicazione ci deve essere sempre un altra persona e un sistema di monitoraggio del feedback. Senza considerare il feedback dell’altro non c’è comunicazione.
Comunicare vuol dire condividere informazioni, progetti e idee. La società in cui viviamo, soprattutto nei differenti ambiti professionali, ci presenta sempre più spesso situazioni nelle quali dobbiamo condividere le nostre informazioni, i nostri progetti e le nostre idee con un folto numero di persone.
A tutti capita di parlare in pubblico
Non è necessario che tu sia un formatore o un insegnante per dover apprendere le tecniche per parlare efficacemente ad una platea. Potresti essere un architetto che deve presentare un progetto per l’approvazione e il finanziamento, un dipendente di una comune azienda che deve intervenire in una riunione oppure, potresti essere un venditore che deve presentare un nuovo prodotto ad un intero gruppo di persone.
Le occasioni oggi sono infinite. Comunicare bene in pubblico significa condividere efficacemente idee con il tuo pubblico siano essi colleghi, superiori o clienti.
Quante volte hai sentito utilizzare un’espressione del genere :
«Tenere un discorso innanzi a una platea? No, grazie non fa per me, lasciamo perdere…»
La paura di affrontare il pubblico non deve far dire: «Non ci vado!».
Anche io le prime volte che mi sono trovato di fronte ad un’aula ho avuto tanta paura. Paura di sbagliare, paura di non essere all’altezza, paura del giudizio degli altri. Non bisogna preoccuparsi perché talvolta la paura prende anche gli uomini di spettacolo e ai professionisti navigati.
Dale Carnegie un giorno ha detto: “Conosco poche cose capaci di dare un piacere più grande del saper tenere un uditorio con il potere della parola”.
Questo è proprio vero! Quando si riesce a canalizzare l’attenzione di una platea e a condividere le proprie idee con un gruppo di persone si prova una sensazione di grande successo! Ed è solo questione di Tecnica non c’è una predisposizione biologica.
Ciascuno di noi ha la capacità e le potenzialità, più o meno latenti, per alzarsi in piedi e comunicare con sicurezza ed efficacia di fronte a un uditorio. A testimonianza di questo, posso citare alcuni grandi oratori del passato: Cicerone, A. Lincoln, G.B. Shaw; tutti sono arrivati a esprimere il loro massimo potenziale pur avendo manifestato evidenti difficoltà all’inizio.
Qualora non bastassero questi eminenti esempi storici, è sufficiente osservare come alcuni giovani laureati, in forte crisi durante le prime presentazioni aziendali, si trasformano rapidamente in ottimi professionisti della comunicazione in pubblico nell’arco di qualche mese. Ne consegue che la capacità comunicativa si può acquisire con relativa facilità.
4 condizioni per parlare in pubblico e avere una performance eccezionale
Esistono quattro condizioni fondamentali per esprimere al meglio il nostro potenziale comunicativo nei riguardi di un gruppo di persone:
Convinzione che vogliamo diventare i migliori.
La capacità di diventare un perfetto oratore parte dalla convinzione di voler fare lo sforzo necessario per diventarlo. Il concetto di eccellenza che voglio affermare è quello tipico della Qualità Totale, vale a dire una spinta al miglioramento continuo, un impulso interiore a non sapersi accontentare del livello di qualità raggiunto, tendendo sempre al gradino superiore. Se coltivi costantemente questa spinta verso l’eccellenza personale riuscirai a raccogliere grandi successi. Esistono molte persone refrattarie a questo stimolo di crescita personale, quasi nessuna disposta ad ammetterlo esplicitamente; generalmente queste persone preferiscono crearsi un alibi protettivo che nasconde la paura di mettersi in discussione. Se anche tu sei tra questi, puoi interrompere la lettura di questo report sin da ora.
Metabolizzare il contenuto della relazione
Una presentazione importante, una lezione, una relazione aziendale sono eventi da considerare con grande importanza e a cui dobbiamo dedicare un tempo adeguato per la preparazione. Un copione di massima, preparato con sufficiente anticipo, viene assorbito dalla nostra mente, arricchito di dettagli e approfondimenti, fino a prevedere le domande ed eventualmente le obiezioni che i nostri interlocutori potrebbero farci. Metabolizzare il contenuto di una relazione significa trasferirla a livello di subconscio per poi esibirla con la disinvoltura e la sicurezza tipica di chi non deve fare attenzione alle parole. In antitesi c’è la preparazione fatta in fretta, pochi minuti prima di andare in scena oppure, ancora peggio, la presentazione preparata da altri, come la lettura delle slide scaricate da internet, o la relazione politica che deve necessariamente essere letta e che porta l’oratore a espressioni di mal celato stupore, rendendo evidente la contraddizione tra le proprie idee e quelle lette al pubblico.
Oratori non si nasce ma si diventa.
Il primo grande successo si ottiene con la presa di coscienza che oratori non si nasce, ma si diventa, e soprattutto con la scoperta che un’efficace comunicazione comporta il rispetto di poche e semplici regole. Parlare in pubblico è una competenza e come tutte le altre si può apprendere semplicemente.
Fare molta pratica.
Il miglioramento nella comunicazione presuppone un cambiamento comportamentale: tale cambiamento non viene ispirato solo dalla lettura o dall’osservazione ma, per realizzarsi richiede anche una certa pratica. Per migliorare il proprio potenziale occorre cogliere ogni occasione che si presenta nella vita per esercitare la comunicazione: una riunione condominiale, una riunione scolastica, una barzelletta a un gruppo di amici sono tutte buone occasioni per fare pratica e sviluppare le proprie capacità.
Fermati un istante!
Corso gratuito di “Public Speaking – Conquista il tuo pubblico in 7 semplici mosse” per e mail di professioneformatore.it . Il Corso per e-mail è completamente gratuito.
Questo materiale è strutturato come un corso suddiviso in 7 appuntamenti bisettimanali. Nell’arco di tre settimane a partire da oggi riceverai nella tua casella di posta elettronica 2/3 paragrafi a settimana. Nell’insieme i sei capitoli di cui si compone questo corso costituiscono un intero manuale sulle tecniche e strategie per parlare in pubblico. Clicca qui per accedere al materiale
il carattere e l essenziale di una pers.
verità sacrosante ma molte, troppe volte non ci rendiamo conto di errori anche elementari che con un attimo di riflessione potremmo eliminare 🙂 complimenti per l’articolo! M Elena
Sono sempre le cose più ovvie che vengono disattese e che permetterebbero di evitare “errori” nelle relazioni….di qualsiasi tipo!
Grazie dell’articolo…….anche se sono affermazioni e concetti magari già noti non è mai banale ri-leggerli e “ripassare” la lezione.
Giò
Negli anni ho imparato che più di qualsiasi tecnica (di memoria o lettura veloce) è importantissimo dedicare qualche istante alla preparazione del nostro stato mentale e coltivare la concentrazione che piu ci permette di essere efficienti ed efficaci. Diversamente è come mettere dell’acqua in un vaso bucato e poi sorprendersi che non si riempia.
In bocca al lupo con i vostri studi!!
Floriana
Si, ma…sbaglio o l’italiano in questo articolo si è dato un pò latitante? Considerando luogo e firma dell’articolo, c’è di che rimanere allibiti.
Quanto ai “contenuti”…in estrema sintesi, la chiave per essere più performanti nei propri rapporti lavorativi sarebbe….essere più sensibili? Accidenti che notizia.
E vi ci profondete persino in complimenti, ad una tale ovvietà!
Per caso mi sono imbattuto su questo sito, altrettanto casualmente passo oltre.
Ciao Michele Grazie per la critica !
Per renderla eventualmente più costruttiva
Non mi sembra di aver scritto che bisogna “essere più sensibili” – Parliamo dello stesso articolo ?
ad ogni modo se ti sembra che sono stato Ovvio (come del resto potrebbe essere)
Vorresti proporre qualche Idea che possa aggiungere valore alla discussione?
Tante volte sono proprio le cose più ovvie e banali che fanno la vera differenza nella vita. La semplicità alle volte può essere una scelta! E nel mio caso lo è. Essere ovvi vuol dire tornare ai fondamentali.
Ciao a tutti,
questi elementi sono fondamentali ricordarli ma più che altro applicarli quotidianamente. Ed è spesso che distratti, dalle nostre non buone abitudini che non facciamo caso anche ai piccoli particolari quando una persona (moglie/marito,cliente,amico/a) ci sta comunicando qualcosa. Basta esercitarsi, e la formazione è importante per questo,io personalmente ne ho visto la differenza con i rapporti.
Per Michele, la grammatica ha il suo valore hai ragione, diamo semplicemente un occhiata ai contenuti.
Secondo te la tua critica è costruttiva???
Ottimo articolo Michele, il compito è informare,ognuno riceve a suo modo:
L’IMPORTANTE E’ CONSAPEVOLIZZARE.
Allora:
1) Non capisco perchè, ma le vostre repliche mi vengono comunicate dal mail server del sito come inerenti un altro post, a firma dello stesso autore e relativo al carattere…mentre io ho commentato quello relativo agli atteggiamenti da interrompere nei propri rapporti. Spero così di aver chiarito l’arcano e di aver ricondotto la discussione nei binari giusti, visto che mi si chiede di che articolo stia parlando.
2) Mi piacerebbe capire la vostra definizione di CRITICA COSTRUTTIVA.
Personalmente, non era mia intenzione essere “costruttivo” criticando la superficialità adottata nello scrivere l’articolo. Sono uno di quelli per i quali la lingua italiana ha ancora importanza, sapete. Magari, potrebbe essere costruttivo l’approccio alla mia critica da parte dell’autore dell’articolo, così la prossima volta forma e contenuti saranno entrambi corretti. Visto che non parliamo del primo fesso, ma del Presidente dell’AFP.
2) Sono uno studente master; TEORICAMENTE quelli come voi vengono a far lezione, tra gli altri, a quelli come me. Credo sia quindi quantomeno legittimo da parte mia pretendere che chi TEORICAMENTE dovrebbe formarmi, o addirittura chi li rappresenti, si curi della forma nella quale espone. Come spesso ci viene detto dai vostri colleghi, in qualunque disciplina, “la forma per un manager è importante”. Ed invece qua mi si chiede di soprassedere e di badare ai contenuti. Ma di che stiamo parlando allora, scusate?
3) I contenuti? Va benissimo…ripeto, per me sono ovvi, e da un professionista di livello avanzato come il dottor Cassese, credo sia lecito aspettarsi tutt’altro approccio alla questione, altro che “tornare ai fondamentali”.
Io cercherei di approfondire magari non ciò che E’ OVVIO che vada evitato a livello comportamentale, ma COME farlo. CONSIGLI sul come EVENTUALMENTE farlo. Ecco, QUESTO mi piacerebbe leggere, in un sito nel quale si parla di formazione. E non è che “concentrarsi su questo e quello” sia una risposta eh! FATTI CONCRETI, non intenzioni. Altrimenti tutto il “contenuto” si riduce alla stregua di rubrica da settimanale femminile alla “Donna Moderna”: banalità spacciate per grandi scoperte.
4) CONSAPEVOLIZZARE? Ma la smetiamo con questa terminologia da motivazionalismo americano degli anni ’80 (e parlo del periodo della sua più becera attuazione e travisazione, non agli scritti di Maslow del’54)? Sono finiti quei tempi, la gente è fin troppo consapevole. Mi dispiace, ma io non condivido assolutamente questo approccio, pertanto non riesco ad essere costruttivo nei suoi confronti. Anche perchè non sono in presenza nè di neofiti dell’argomento, per cui andar giù pesante significherebbe in qualche modo eccedere in zelo, nè tantomeno di personaggi prestati alla disciplina, per cui sarebbe relativa ogni forma di critica. Chi scrive, e la maggior parte di chi legge, credo, il formatore lo fa di professione, quindi alibi=zero. Onori ed oneri, signori miei. CONSAPEVOLIZZATEVENE anche voi.
Evidentemente non ha letto, ma più che altro compreso il punto 1!!!!
E certo.
Bè, se non indorare la pillola e cercare di scardinare la patina di buonismo e di reverenza che circonda articolo e commenti correlati può essere offensivo, sia pure.
Dimentichi poi un piccolo particolare: stando al vostro amato punto 1, dovrei chiedermi se certi toni e/o parole potrebbero darmi fastidio se fossero usati con me. Ebbene, pur sposando per l’occasione questo assunto (assolutamente parziale ed egoistico, se vogliamo), direi proprio di no. Mille volte meglio una critica aspra ma sincera, che tante superficiali pacche sulle spalle.
Ciao Michele,
Con piacere noto che commentare il mio articolo ti sta appassionando sempre di più. Benissimo! Rispondo allora alle tue considerazioni proponendoti nuovi elementi riflessione.
Pensavo una cosa : in parte è vero quello che dici ! Forse sei capitato nel posto sbagliato! forse questo sito non è esattamente quello che cercavi.
Vedi… Un blog è un luogo di scambio, confronto e conversazione, nel quale l’ autore propone un tema che poi viene discusso dai lettori attraverso l’utilizzo del form di risposta. Un blog non è un manuale e non è nemmeno una piattaforma di formazione a distanza! Tutti i blog funzionano più o meno in questo modo. L’autore propone di solito un tema e sviluppa un articolo parlando di “cosa fare” (secondo il proprio parere), in merito ad un determinato argomento. Per sapere “come farlo” ci sono poi i corsi e i manuali. L’articolo di un blog ha la finalità di stimolare una riflessione e proporre un argomento di discussione ma, non ha la pretesa di costituire un saggio e neppure un manuale.
Secondo, se i contenuti di questo articolo ti sembrano banali , buon per te! 😉
Questo vorrà dire che sei già ad un livello “evolutivo più alto del mio”. Io invece sento ancora il bisogno di confrontarmi con questi temi e, nella gestine dei miei rapporti con gli altri, cerco di tenere bene a mente questo piccolo gruppo di consigli.
Ultima considerazione: un albero si giudica sempre dalla qualità dei suoi frutti. Una teoria, una idea e un comportamento si giudicano tutti, sempre dai risultati che producono nella vita di tutti i giorni. allo stesso modo anche le persone. Si può sostenere che una cosa funziona (è giusta, corretta, utile etc etc) solo se produce i risultati sperati. Vorrei chiederti : in che misura ti senti soddisfatto dei tuoi rapporti umani? Il tuo modo di intragire con gli altri produce il livello di qualità di rapporti umani che desideri? Le tue relazioni producono il livello di soddisfazione personale che desideri?
Infine ti rinnovo l’invito : Ti andrebbe di lasciarci un contributo? Tu cosa vorresti aggiungere su questa tema ?
Dottor Cassese (mi perdoni se non mi viene spontaneo darle del tu),
scansando l’ironia discutibile di un paio di punti del suo commento, le rispondo che:
– il livello delle mie relazioni personali non è affare di alcuno, qui dentro, nè tantomeno rileva ai fini della discussione. Le userò fin troppa cortesia dicendole che, nonostante la mia distanza dalle sue posizioni, essa è assai soddisfacente, ma ovviamente perfettibile, come ogni evento umano.
– Se dobbiamo aver bisogno dell’esperto di turno per farci ricordare cose che dovrebbero essere nel nostro DNA comportamentale, siamo davvero pronti a lasciar campo libero alle altre specie del pianeta. Se vogliamo essere fieri di tutto ciò, sia pure.
Questo, in sintesi, il senso della mia critica al suo articolo.
Oltre alla sintassi.
– Questo non è un blog ma un portale, se non erro. Specialistico, per giunta. Con materiale scaricabile, per di più.
Un blog informa, un sito/portale offre anche risorse. E’ ben diverso, credo.
– Continua a chiedermi “contributi”. Ne devo dedurre che quanto ci stiamo dicendo per lei ha il valore di una lattina di Coca Cola sgasata?
Io sono solo uno studente. Lei è il professionista della formazione. Li scriva lei i contenuti. Ed invece di invitarmi a leggere manuali e saggi (cosa peraltro già in atto da tempo, stia tranquillo) si adoperi maggiormente ad offrire contenuti più specifici ai suoi utenti, anche a quelli più rognosi. Non c’è bisogno di scrivere saggi, manuali o videocorsi per dire cose utili e “nuove”. Si possono dire fesserie anche lì. La qualità prescinde dal supporto, immagino lei lo sappia.
Altrimenti mi perdoni se l’ho presa troppo sul serio, a lei ed al suo “blog”. Correrò in tal caso in libreria evitando di perdere altro tempo qui.
Ciao Michele ,
Professioneformatore.it è un blog credimi … l’ho inventato io! Saprò pure cosa ho fatto e con quale software l’ho sviluppato!
Se pensi, come hai scritto, che queste siano “ovvie fesserie” va bene così!
Ma, vedi, dal mio punto di vista nelle cose “semplici” ci sono sempre tutte le risposte! Spesso bisogna ricordarsi anche le cose più ovvie !
Tuttavia questo è solo il mio punto di vista ! Nessuno ti obbliga a leggere queste fesserie! o tantomeno a pensarla come me!
PS. La critica è costruttiva quando propone alternative. Dire “In questo modo è sbagliato” è facile. Molto più impegnativo è dire “In questo modo è verificato che è meglio”
Alla prossima
Solitamente quando gli argomenti nei confronti dell’interlocutore iniziano a scarseggiare, ci si rifugia nell’attribuirgli parole offensive. Voglio però credere nella sua buonafede, e le dico che ha preso un granchio, decisamente. A me non pare di aver utilizzato da nessuna parte l’espressione “ovvia fesseria”, e me ne guarderei bene. “Ovvietà” c’è, ma “fesseria” è tutt’altro paio di maniche, ed ovviamente non l’ho utilizzato. Sono in disaccordo sul contenuto del suo articolo, l’ho criticata per una certa superficialità nel curarne la forma sintattica, ma MAI mi permetterei di offenderla dicendo che scrive “fesserie”.
Quanto al fatto che questo sia/non sia un bog, onestamente è questione di lana caprina, rispetto al resto. D’accordo, è un blog. Ottimo software, articolato come un sito.
Infine, riguardo la concezione di “costruttività”…lei ha ragione, ma se sapessi dirle “così è verificato che è meglio”, sarei IO il formatore. Sarebbe un dialogo inter pares. Così però non è, l’ho messo in chiaro dal primo momento, così come pure chiaro è stato il motivo per il quale ho attaccato l’articolo nei suoi contenuti. Se fossi stato di fronte ad un articolo “tecnico” sulla formazione, avrei bellamente taciuto. Ma siamo di fronte ad una tematica di ampio respiro, ed ognuno ha pane da portare a tavola, sull’argomento.
Quanto l’essere o meo costruttivi…COSTRUTTIVO è anche l’atteggiamento auspicabile da chi riceve la critica. Lei, dall’alto della sua esperienza professionale, secondo me poteva poteva sicuramente fare di meglio. In quanto lei=formatore ed io=studente.
E poi, come lei stesso ha detto….sul COME ci sono libri e conferenze. Qua ci si scambia punti di vista.
Ecco, io il mio credo a questo punto di averlo chiarito abbastanza. Se serve, bene, altrimenti, bene lo stsso.
Devi essere una persona davvero pesante… e non intendo fisicamente..
Molto interessante l’articolo, potrebbero sembrare ovvietà ma vi assicuro che non è assolutamente semplice metterle in pratica quotidianamente!
Molto simpatica l’espressione “vampiri energetici” 😀
Aproposito dei commenti di Michele che in seguito finirò di leggere,vorrei ricordare che la cosa piu importante per tutti sarebbe applicare le “regole”.Mi spiego:visto che la semplicità cosi importante,e non citerò dato che si ricorda di cio che scrive;sapere chi si è! I formatori a mio avviso non si occupano di signore bloccate con figlo che fuma le canne,se non invadendo i campi altrui,magari anchè competenti.!